Covid-19 : Opporutinità o Maledizione?

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Covid-19 : Opporutinità o Maledizione?

Da psicologo questo è un momento molto interessante per me, e non parlo di affari…ma di studio…come molti di voi possono immaginare, riflettendoci su un attimo…fare o essere psicologo, a seconda della percezione, è il mestiere più arrogante che ci sia.

E già… il più arrogante, poi che si arroga il fatto di poter realmente sapere ciò che è meglio per l’altro.

Per farlo bene allora ti carichi di tanta umiltà, testa bassa e ascolti le voci del popolo, in silenzio, senza commentare.

Quello che leggo in maniera generale è un territorio spaccato in due, chi non si vive il momento più “introspettivo” donatoci dal cosmo e chi si “vive e gode” di tutto questo tempo a disposizione.

Chi è nel giusto, chi nello sbagliato? La risposta esatta è nessuno, poiché ognuno fa esperienza di quel che è rispetto a quel che ha.

È più grande di noi, questa epidemia. È più forte di qualsiasi nemico in carne e ossa che abbiamo mai incontrato, più potente di qualsiasi supereroe che abbiamo immaginato o visto in un film.

Di tanto in tanto si fa strada nel nostro cuore un pensiero straziante, che forse stavolta, nella lotta a questa epidemia, perderemo, perderemo davvero. Ma chi? Cosa?

Cosa metti sulla bilancia? Il tempo perso? Vite perse? Soldi persi?

Una sconfitta mondiale.

Ha senso stare a guardare con terrore il bollettino di “guerra” che i media ci presentano puntualmente ogni 5 minuti?

Mentre il “nemico” che si è scagliato contro di noi e non mostra segni di stanchezza o di rallentamento, mentre imperversa fra di noi senza sosta e utilizza i nostri corpi per moltiplicarsi… ognuno di noi cosa fa? Che emozione sta provando? Che progetti e fantasie ha per il futuro?

Allora ascolto gente, quando e se parla, che alla fine di questo periodo andrà al mare, chi andrà a passeggiare per le campagne, chi dedicherà per sempre più tempo alla famiglia, chi sta preparando le scartoffie per una separazione e chi invece sta cercando di procreare un bambino.

D’altro canto il popolo inizia a stancarsi per le varie burle del governo, tra autocertificazioni e restrizioni “illusorie” lasciando che i tabacchi restino aperti e che le piccole botteghe invece chiuse. Creando tolleranza zero ad una passeggiata innocente in solitaria ma tralasciando l’aumento esponenziale dei prezzi dei beni di consumo di prima necessità.

Ma restiamo calmi, andrà tutto bene.

L’anello si stringe sempre più. All’inizio ci hanno detto: “Stiamo chiudendo i cieli” (che termine!). Successivamente sono stati chiusi i tanto amati bar, i teatri, i campi sportivi, i musei. Gli asili, le scuole, le università. Una dopo l’altra, l’essere umano sta spegnendo le sue lanterne.

Così l’unicità di ogni persona si fa sentire improvvisamente a gran voce partendo dal profondo, e proprio come l’amore ci porta a distinguere una persona dalle masse che scorrono attraverso la nostra vita, ora vediamo che anche la consapevolezza della morte ci porta a farlo.

La paura è un’emozione che ci salva la vita ma che può anche esaurire le nostre energie se vissuta a lungo termine.

E ovviamente che sia benedetto l’umorismo, il modo migliore per resistere a tutto questo. Se riusciamo a ridere del coronavirus, in realtà stiamo dicendo che non ci ha ancora portati alla paralisi totale.

Per molti, l’epidemia potrebbe diventare l’evento fatale e formativo nel prosieguo della loro vita. Quando finalmente finirà e le persone usciranno dalle proprie case dopo una lunga chiusura, si potrebbero presentare possibilità nuove e sorprendenti: forse aver toccato le fondamenta dell’esistenza promuoverà tutto questo.

Forse la tangibilità della morte e il miracolo di salvarsi da essa scuoteranno e risveglieranno donne e uomini. Molti perderanno i loro cari. Molti perderanno il lavoro, il proprio sostentamento, la propria dignità. Ma quando l’epidemia finirà, potrebbero esserci anche persone che non vorranno tornare alla propria vita precedente.

Ci sarà l’avvento di una nuova coscienza, la voglia davvero di vivere e non di sopravvivere, così che si giungerà alla visione del mondo come un posto meraviglioso dove poter esperire e condividere tutto il bello che c’è…forse è solo utopia, forse è solo un buon auspicio o forse è realmente quello che i “sopravvissuti” potranno sentire nella propria coscienza.

E per finire, oggi la parola più inflazionata è “speranza”…la speranza che tutto passi il prima possibile, la speranza che tutto questo non tocchi la propria famiglia, la speranza che tutto ciò sia come un brutto incubo e che finisca all’indomani con il nuovo risveglio… e già… risveglio e speranza.

La speranza è chiaramente un’illusione che blocca il risveglio, blocca quel risveglio di coscienza alla quale ognuno di noi è destinato, nel rispetto dei tempi dell’individuo.

E poi, la fede… la fede a cui ognuno riporta la propria esperienza mettendo quasi tutto nelle mani di Dio, per taluni “traditore e punitore” per altri “misericordioso e comprensivo” e per altri inesistente poiché identificato in un dio differente, chiamato business e denaro.

Ci saranno credenti religiosi che rinunceranno alla propria fede per migrare in un’altra che è riuscita a raggiungere meglio il cuore del problema attuale. Ci saranno altri invece che rafforzeranno il proprio credo esternando quel che prima gli era inimmaginabile. C’è poi chi in una nube osserva la sagoma di Maria in un’immagine memorabile del padre della Chiesa che parla in una piazza deserta.

Quello che sicuramente sta avvenendo, è un cambiamento epocale, un cambiamento che sta accelerando sempre più le frequenze universali, un cambiamento dove la legge della lealtà, dell’amore e dello stare in comunione fraterna avrà la meglio.

La sete di consapevolezza sta dando alla luce tanti maestri insperati e talvolta davvero improbabili, ma l’uomo saprà realmente fare discernimento di tutto questo? Tutti questi pensieri ed emozioni cadranno nel dimenticatoio dopo 30 giorni di ripristino della normalità?

L’atto stesso di esperire la forza di energie superiori in nostro possesso viene dal profondo della disperazione e della paura che ora prevale. C’è chi immagina una visione complottistica globale, chi un mero errore umano, chi la terza e silente guerra mondiale, chi immagina la necessità di dover dimezzare la popolazione mondiale per il semplice motivo che siamo tanti.

In tempi paralizzanti come questi, l’immaginazione è come un’ancora che gettiamo dal profondo della disperazione verso il futuro, verso la quale iniziamo a spingerci, ma è la giusta azione? Occorre vivere per forza con pensieri che ci devo proiettare necessariamente nel passato o nel futuro?

E se iniziassimo ad osservare il Covid-19 come un’opportunità di crescita mondiale? Se lo osservassimo come un “messia” giunto a noi per insegnarci l’arte della lentezza? L’arte del vivere in semplicità?

La medicina cinese insegna che tutto proviene dall’Unità, tutto si manifesta grazie al pensiero dell’alternanza tra lo Yin e lo Yang, di certo, siamo tutti un tessuto umano infetto, come stiamo scoprendo ora, di certo, il bene di ogni persona è in definitiva il bene di ognuno di noi, di certo, il bene del pianeta su cui viviamo è il nostro bene, è il nostro benessere e il nostro chiaro respiro e il futuro dei nostri figli.

Per concludere, mi piacerebbe conoscere il parere di ognuno dei lettori, che sia tutto costruttivo, che sia fatto tutto con un principio di sano amore e condivisione.

 

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