Oncologia: tra psiche e pnei

Psicologia Clinica e Olistica - Naturopatia e Medicina Cinese- Psico Neuro Endocrino Immunologia

Oncologia: tra psiche e pnei

Ipotesi di correlati relazionali tra psicologia e neuro-endocrino-immunologia

INTRO

Da recenti studi, emerge l’ipotesi che vi sia una analogia e un collegamento tra l’esperienza relazionale e la connessione dei vari sistemi fisiologici che costituiscono l’organismo dell’uomo.

Il vissuto di perdita appare in questo modo come l’interruzione di una relazione significativa nella quale sono implicati emozioni e sentimenti che coinvolgono la parte più profonda della persona e che ha come suo correlato analogico l’alterazione o l’interruzione delle interazioni corrispondenti sul versante fisiologico tra i sistemi neuroendocrino ed immunitario con l’intero organismo.

I processi epigenetici sembrano particolarmente implicati nell’eziogenesi tumorale relativa alla deregolazione delle interazioni intra-organiche che appaiono, a loro volta, collegate in un certo qual modo agli aspetti relazionali.

ARGOMENTIAMO

La relazione più importante riguarda quella dell’interruzione di una relazione per il passaggio a miglior vita di un componente molto caro, quello che chiameremo un “lutto complicato”. Quello della morte di una persona amata rappresenta l’esperienza della rottura relazionale più profonda.

Bowlby (1990) utilizza il termine “bereavement” per indicare una gamma molto ampia di processi psicologici innescati dalla perdita di una persona amata, a prescindere dai loro esiti finali.

Per Bowlby la morte è vissuta come una perdita che recide il legame di attaccamento mettendo in questione la sopravvivenza del soggetto.

Le analogie che ne scaturiscono, da studi condotti (Liotta e Liu, 2001 – Bhowmick, 2005) sono semplicemente evidenziate nella tabella seguente:

Interruzione della relazioneModificazione dei processi epigenetici
Crisi del senso di vivereDeregolazione delle interazioni intraorganiche
Crisi di identitàNon riconoscimento del “Non Self”
Mancanza di significatoAutonomia della crescita e proliferazione incontrollata
Ritorno a modelli interni del passatoSimilitudine con stadi embrionali

L’analogia riscontrata tra i vari elementi che caratterizzano il vissuto di perdita complicato ed i processi neoplastici ci fa chiedere ora quali possano essere i meccanismi fisiologici che emergono particolarmente nel caso del lutto e che potrebbero formare la serie di anelli di congiunzione “speculare” tra mondo psichico e relazionale e mondo biochimico e organico.

Le strette correlazioni tra ambiente psicobiologico e relazioni obbliga ad analizzare più approfonditamente il collegamento tra il sistema immunitario con gli altri sistemi fisiologici e con la psiche. In questo ci aiuta molto il paradigma della medicina più integrata in assoluto, la Psico Neuro Endocrino Immunologia.

Ciò che appare a prima vista è che il sistema immunitario non è regolato in modo autonomo ma è connesso al sistema endocrino e contemporaneamente al sistema nervoso centrale e periferico, a tal proposito Blalock nel 1984 lo descriveva come “un organo di senso” separato, ove le cellule immunitarie, quando vengono attivate, possono inviare segnali di varia natura al sistema nervoso che in qualche modo li elabora al fine di produrre una risposta neuroendocrina o comportamentale (Biondi e Bonaccorso, 1997).

Il sistema immunitario non riconosce l’entità in sè ma i segnali che da essa pormanano mediante citochine e l’autoimmunità lo aiuterebbe a rispondere agli stati di attività dei propri agenti mediante antigeni “non Self” e quindi a presidiare al processo di mantenimento del corpo.

Questa concezione trova un fondamento nella teoria di Jerne (1984) per il quale il sistema immunitario è un network tenuto in equilibrio da un sistema complesso di riconoscimenti.

Degno di nota è il collegamento che si può evidenziare tra processi epigenetici, relazionali e correlai psicobiologici corrispondenti al network psico-neuro-endocrino-immunologico.

L’organismo relazionale

Il fallimento del sistema immunitario nella sua opera a favore del mantenimento dell’IDENTITA’ BIOLOGICA, quando giunge a tollerare la presenza di antigeni tumorali, corrisponderebbe, in questa ottica, alla disorganizzazione del sè conseguente ad un’esperienza deregolante come quella della perdita.

La deregolazione psicobiologica, collegata con il vissuto di perdita ed eventualmente al rischio oncologico, potrebbe avere una sua volta, come condizioni di base, da una parte le predisposizioni genomiche, l’imprinting epigenetico e dall’altro i processi epigenetici collegati con i vissuti relazionali a partire da quelli con i propri genitori che possono essere rivissuti o modificati attraverso relazioni.

RIFLESSIONI FINALI

In analogia con quanto avviene con l’oncogenesi, il vissuto complicato di perdita è come un fallimento nell’organizzazione della propria identità e del senso della vita.

Per analizzare il vissuto di perdita è necessaria l’esamina dei processi di attaccamento, considerando il lutto come l’interruzione di una relazione significativa e vitale, collegata alle esperienze di distacco doloroso regresse.

La dipendenza della genesi tumorale è scaturita dalle interazioni intra-organiche tra i principali sistemi fisiologici e l’organismo nel suo insieme, in quanto in costante auto-organizzazione del processo di identità. La connessione con tutti i sistemi è la chiave per comprendere i meccanismi psicobiologici che hanno attivato il tutto.

Emergono infatti i processi bioregolatori ed epigenetici che, all’interno di una relazione reciproca, conducono alla realizzazione dell’identità psicobiologica. In questo contesto il sistema immunitario si è mostrato nel ruolo di mediatore dell’unità psico-somatica fondata sul dialogo e sulla connessione tra i vari sistemi, psichico e intracellulare.

L’organismo relazionale rappresenta l’ipotesi di lavoro nella cura analogica del paziente oncologico.

Non una panacea, ma una vera medicina è rappresentata dall’integrazione della psicoterapia esistenziale, del paradigma PNEI e delle nuove risorse tecnologiche come il biofeedback e il neurofeedback.

L’auspicio massimo è che possa realizzarsi sempre più rete tra le scienze mediche classiche e quelle che considerano l’uomo nella sua integrità, il suo mondo interiore e tutti i suoi interrogativi più profondi, per trovare ed offrire insieme delle basi teoriche sempre più vaste afifnchè la relazione d’aiuto e di cura incontri l’unità psicosomatica e relazionale della persona umana, attivando le sue risorse per raggiungere la sua piena realizzazione.

Dr. Paparella Vincenzo

Psicologo Clinico e Dinamico

Psiconcologo – Specializzato in PNEI

Operatore di Medicina Quantistica

 

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